domenica 30 settembre 2012


Le Brigate del martire Abu Ali Mustafa, braccio armato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, hanno dichiarato in un comunicato di aver attaccato una torre militare israeliana sul confine a nord-est di Beit Lahia, con un ordigno esplosivo, alle 14:15 di oggi pomeriggio.

Le brigate rivendicano il diritto alla resistenza contro l'occupazione, affermando "Continueremo la nostra resistenza e la nostra risposta armata fino a quando continueranno l'occupazione e le aggressioni e resteremo occhio vigile per la protezione della paese e dei cittadini". 
Comunicato pubblicato sul sito delle brigate Abu Ali Mustafa a questo link: http://www.kataebabuali.ps/arabic/articles.php?action=show&id=214

La resistenza ha colpito una delle torri da cui i soldati israeliani hanno fatto irruzione in territorio palestinese due giorni fa, sparando sui pescatori intenti a pescare sulle coste di Beit Lahia ed uccidendo il giovane pescatore Fahmy Abu Ryash, 23 anni, con proiettili "ad espansione" o dum dum"
La scelta dell'obiettivo da attaccare, in un'area molto pericolosa, è avvenuta per questa ragione.

Il popolo palestinese ha diritto a resistere all'occupazione e alle aggressioni israeliane con ogni mezzo e forma.











venerdì 28 settembre 2012


Un pescatore palestinese è stato ucciso questa mattina e suo fratello è stato ferito dall'esercito di occupazione israeliano mentre pescavano nelle acque a nord di Gaza. 
I due sono fratelli sono Fahmy Abu Ryash, 23 anni, e Yousif Abu Ryash, 19 anni.

Fahmy Abu Ryad è stato colpito alla gamba sinistra, suo fratello Yousif è stato colpito alla mano sinistra.
L'esercito israeliano ha utilizzato proiettili "ad espansione", detti anche "dum dum", vietati dalle legge internazionale. 
Successivamente all'attacco sono stati trasportati al Kamal Odwan hospital.
Qui ho incontrato un pescatore che era con loro, Mahmoud Taha Sultan, 24 anni, di cui ho raccolto la testimonianza.
Verso le 10.15 del mattino, i ragazzi stavano pescando sulle coste a nord di Gaza, nell'area di Beit Lahia. 
Non si trovavano su un'imbarcazione, ma pescavano a pochi metri dalla spiaggia, in piedi, lanciando con le proprie braccia le piccole reti.
Sulle spiagge della Striscia di Gaza è possibile vedere tanti pescatori utilizzare questo tradizionale metodo di pesca. I pescatori si immergono in acqua e, con le proprie braccia, lanciano le reti, per poi ritirarle qualche minuto dopo.

I due fratelli, insieme agli altri pescatori, in tutto una quindicina, si trovavano ad una distanza di 300 metri dal confine nord con Israele. Soldati israeliani hanno improvvisamente fatto irruzione via terra ed hanno iniziato a sparare verso i pescatori.
"Non è la prima volta che sparano - racconta Mahmoud - ma in genere sparano dalle torri". 

I soldati israeliani si sono diretti accanto ai corpi dei due fratelli, ed hanno chiamato gli altri pescatori, che nel frattempo si erano allontanati per fuggire agli spari, per dir loro di recuperare i corpi. Così i pescatori hanno chiamato l'ambulanza che ha trasportato i due ragazzi al Kamal Odwan hospital.

Quando sono arrivata in ospedale, Saleh, il padre dei due fratelli, era in lacrime.
Stava pregando in moschea quando ha saputo dell'attacco. Oggi infatti è venerdì, giorno di festa per i musulmani.
"Questa è ingiustizia. Siamo nella nostra terra, non possiamo pescare, non possiamo vivere nella nostra terra", mi ha detto, con una voce interrotta dal pianto.

Secondo Saleh, i paesi europei dovrebbero intervenire per risolvere la questione palestinese. "Questa è ingiustizia, noi siamo solo civili", ha ripetuto.
Infine, con occhi sgranati, mi ha detto "Immagina cosa un padre deve sentire trovando i suoi figli feriti".

Il figlio giovane, Yousef, sta bene. Ha ricevuto medicazione alla mano ed è stato rilasciato.
Non è andata così per Fahmy. Fahmy era sposato, ed aveva un bambino di un anno. 

Ho incontrato Fahmy disteso sul letto, prima che entrasse in sala operatoria. Si lamentava per il dolore, sanguinava.
I dottori hanno pulito la ferita e successivamente Fahmy è stato trasportato in sala operatoria.
Il proiettile è entrato dalla gamba sinistra ed ha distrutto l'area pelvica.  
"Sarà fortunato se potrà camminare di nuovo", aveva detto un dottore.

Ho deciso di rimanere in ospedale fino al termine dell'operazione, per assicurarmi che tutto sarebbe andato bene. L'operazione sarebbe durata 2-3 ore, avevano detto i dottori.
Alle ore 14:50 un dottore ci ha comunicato che l'operazione non era ancora iniziata perché Famhy riportava una pressione del sangue molto bassa.
Alle ore 16:12 un dottore ci ha comunicato che in sala operatoria Fahmy aveva subito un arresto cardiaco, ma che si era ripreso. Purtroppo però ha subito una forte emorragia.
Alle ore 16:25 ci hanno comunicato che l'operazione era finita e che Fahmy era stato trasportato all'unità di terapia intensiva (ICU). 
Successivamente un dottore mi ha detto che Fahmy ha sofferto di forte emorragia, e che si trovava in condizioni critiche: "Il proiettile ad espansione ha distrutto l'area pelvica. Ha perso un'enorme quantità di sangue". Ha detto che Famhy aveva subito un lungo arresto cardiaco, e che il cervello sarebbe stato danneggiato. Gli ho chiesto quali erano le sue previsioni, quali sarebbero state le conseguenze, ma la sua risposta mi ha agghiacciata. "Se sopravviverà andrà bene", mi ha detto.
Il report rilasciato dall'ospedale (foto in basso) riporta anche sono stati trovati frammenti del proiettile all'interno del corpo.
Mi sono offerta, con un attivista palestinese che era con me, di donare il sangue per Fahmy domani mattina. 
Ma non è stato possibile, Fahmy è morto questa sera.

All'uscita dalla sala in cui ho parlato con i dottori, ho incontrato nuovamente i familiari di Fahmy, al momento ancora ignari delle reali condizioni del ragazzo. I dottori non avevano ancora comunicato loro la gravità della situazione.
Nei corridoi dell'ospedale alcune donne della famiglia camminavano sorrette dalle braccia dei familiari.
Il padre di Fahmy era finalmente più tranquillo, mi ha salutato sorridendo e mi ha ringraziato per la solidarietà. Ci eravamo dati appuntamento a domani. Palesemente fiducioso, sperava che tutto andasse per il meglio, "alhamdulilah".
Gli occhi di Saleh sono grandi e buoni, occhi che esprimono storia di resistenza e di amore.
Questa sera una telefonata ha spento ogni speranza.
Fahmy non ce l'ha fatta.

Domani con forza dovrò affrontare gli occhi di Saleh, il suo dolore e quello di tutta la famiglia.
Morire per lavorare, morire per pescare.
Che cosa ha fatto Fahmy per morire a 23 anni?
Come spiegare a suo figlio di un anno il perché suo padre è stato ucciso?

Nel silenzio internazionale Israele continua ad utilizzare i proiettili "dum dum" o "ad espansione", seppur vietati dalle convenzioni internazionali.
Perché Israele deve rimanere impunito per l'utilizzo di questi proiettili e per questi crimini contro l'umanità?
Chi rimane silente è complice di questi crimini.
Chiediamo giustizia. Chiedete giustizia insieme a noi.


29 settembre 2012
La tenda del lutto.
Le donne della famiglia siedono intorno alla madre di Fahmi, che stringe tra le sue braccia la giovane moglie del figlio. Facendomi sentire parte della famiglia, mi invitano a sedermi accanto alle due donne. La giovane moglie non riesce a pronunciare nemmeno una parola, ma i suoi occhi lacrimanti parlano per lei. Le tengo stretta la mano. La madre di Fahmi mi chiama dolcemente "habibi, habibi", le dico che ci sono tante persone in Italia che sono vicine alla loro famiglia e le esprimono solidarietà. Rimango in silenzio in quella stanza a condividere il loro dolore.
Al momento di andare, incrocio il padre di Fahmi, con cui avevo parlato ieri in ospedale, dagli occhi grandi e buoni. "Ana asfa" (mi dispiace), gli dico, e lui, ringraziando Dio, "alhamdulilah" , accennandomi un sorriso. Poi, avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma le sue labbra hanno iniziato a tremare e gli occhi a lacrimare, ed alcune donne della famiglia l'hanno portato all'interno dell'abitazione.
Sono andata via sentendo le gambe tremare, e allontanatami dall'abitazione, non ho potuto fare a meno di cacciare in lacrime il dolore accumulato da ieri e forse da troppo tempo. Andrò nei prossimi giorni a visitare nuovamente la famiglia di Fahmi, ed il piccolo figlio di un anno che crescerà senza padre, morto perché pescatore.



Fahmy Abu Ryash, 23 anni, prima di entrare in sala operatoria



Fahmy Abu Ryash, 23 anni, prima di entrare in sala operatoria

il figlio di Fahmy, di un anno di età, con suo cugino


il report rilasciato dall'ospedale



martedì 25 settembre 2012


Ieri mattina, intorno alle 7.00, carroarmati e bulldozers israeliani hanno fatto incursione in territorio palestinese nell'area centrale della Striscia di Gaza, ad est dei campi profughi di Burej e di Maghazi. I mezzi militari hanno spianato terreni agricoli palestinesi e soldati hanno sparato ininterrottamente anche verso case dei civili. 

Una donna di 50 anni è stata ferita da un proiettile nel campo di Bureij ed è stata trasportata all'Aqsa Martyrs hospital e rilasciata dopo trattamento. 
Sono andata a farle visita nella sua abitazione in una zona chiamata "Maqbula", in Bureij camp. 
Turquia Mohammed Faleh al Hasanat, appartenente ad una famiglia di beduini, aveva avvertito sin dal mattino gli spari dei soldati israeliani al confine, "era una pioggia di spari", ha detto. C'erano carro armati e jeeps. E' andata al piano superiore della sua abitazione per chiedere ai bambini della famiglia di scendere al piano inferiore. Verso le 8:00-8:15 è uscita in balcone per prendere i vestiti stesi. "Quando il proiettile mi ha colpito non ho sentito dolore, poi ho trovato il mio braccio sanguinante", ha continuato a raccontare Tuquia. 
E'stata colpita da un proiettile esplosivo, il cosiddetto proiettile dum dum, il cui uso è ritenuto illegale dalla legge internazionale. Come riferisce il report rilasciato dall'ospedale, il proiettile ha provocato una frattura e diversi frammenti di proiettile sono ancora all'interno dell'arto. 
"Quando ho visto il sangue, ho iniziato a gridare, - ha proseguito Turquia - i miei familiari non sapevano cosa fare, non ci sono taxi in questa zona". E'stata trasportata in motorino fino a raggiungere un'automobile che l'ha poi condotta in ospedale. 
I dottori hanno pulito la ferita, le hanno fatto iniezione di anestetico, hanno estratto alcuni frammenti dal suo braccio. Dovrà recarsi nuovamente in ospedale nei prossimi giorni.

La sua famiglia è composta da 24 persone, Turquia ha 8 figlie e 6 figli, alcuni dei quali sposati e con bimbi.
Un suo nipotino, Rayab, 2 anni, non fa altro che raccontare quello che è successo a tutte le persone che gli rivolgono la parola, non fa altro che raccontare che sua nonna è stata ferita dagli israeliani.
Sono uscita in giardino con una delle figlie di di Turquia, il piccolo Rayab ci ha seguito e gridava "yahud, yahud!", indicando con un dito un punto indefinito, come traumatizzato, spaventato dal fatto che potessero arrivare spari dei soldati da un momento all'altro.

Ieri mattina sono risultate ferite altre tre persone, membri della resistenza palestinese.
Il braccio armato del Pflp, le brigate Abu Ali Mustafa, hanno risposto alle incursioni israeliane colpendo con un missile un carro armato israeliano ed un sito dell'aviazione israeliana ad est di Al Bureij camp verso le 9.00 del mattino. In un comunicato hanno ribadito il diritto alla resistenza all'occupazione a alle aggressioni israeliane, affermando che resteranno occhio vigile a protezione del paese e dei cittadini.



report rilasciato dall'ospedale 


radiografia dove è possibile vedere il foro provocato dal proiettile sul braccio destro






sabato 22 settembre 2012

Tre giorni fa, nella notte tra il 19 ed il 20 settembre, l'aviazione militare israeliana ha attaccato il sud della Striscia di Gaza, nella zona ad est di Rafah.
Due cittadini sono morti un terzo è clinicamente morto.
Le vittime sono l'ufficiale Ashraf Saleh Abu Maraqa, 33 anni, e l'assistente Anis Abu Enein, 36 anni, entrambi lavoravano per il Minisetro degli Interni e della Sicurezza al confine di Rafah.
Il terzo, Nedal Nasrallah, è stato ricoverato all'European hospital.
Successivamente all'attacco droni hanno continuato a sorvolare durante la notte su tutta la Striscia di Gaza.

L'ufficiale Ashraf Saleh era un ex prigioniero rilasciato da Israele nel mese di marzo 2009, ed inoltre giovane fratello del dr. Ahmad Yousef, ex consigliere di Haniyeh e leader di Hamas.
Ieri ho fatto visita alla sua famiglia, ho portato loro solidarietà come a tutte le famiglie delle vittime dell'odio israeliano. Ashraf Saleh aveva 33 anni e l'ultima sua figlia ha 5 mesi. Ho incontrato suo fratello il dr. Ahmed Yousef, con la moglie e la sua gentile figlia Maphaz, e tante donne della famiglia, fra cui la madre di Ashraf, i cui occhi esprimevano il dolore per la perdita del giovane figlio.

Quante volte ho visto quegli occhi in tante madri di Gaza che hanno perso i loro figli. Quel devastante dolore è indescrivibile e ricopre anche il mio cuore.
"Habibti", mi ha detto, l'ho abbracciata, per farle sentire la mia vicinanza.
Le madri di Gaza devono essere molto forti.
"Che Dio sia con lui", e con coraggio e forza si va avanti.



Oggi pomeriggio ho fatto visita in Rafah alla famiglia del secondo martire. Anis Abu Enein aveva 36 anni ed ha lasciato 12 figli. Tanti bambini, di cui il più piccolo ha 1 anno mezzo, che ora sono rimasti senza padre.
Un'altra madre che ha perso il proprio figlio.
Un'altra moglie che ha perso il proprio marito.
Sono andata alla tenda del lutto, dove ho incontrato la madre di Anis e tante donne della famiglia, oltre ai bambini.
Beh, loro erano contenti ed incuriositi di vedermi, essendo straniera, un altro bimbo era visibilmente nervoso.
I miei pensieri e le mie preoccupazioni vanno a questi bambini che cresceranno senza padre, una donna della famiglia ringrazia Dio, che li aiuterà.




nella foto, Yaqeen Yousef, nipote di Ashraf Saleh, nell'obitorio dell'ospedale (foto concessami da sua sorella  Maphaz)

lunedì 17 settembre 2012


Ore 10.00, ci siamo ritrovati al tribunale militare di Gaza city. L'udienza è iniziata dopo quasi due ore di attesa, intorno alle 12.00.
La corte era affollata di molti familiari, amici, giornalisti. Verso le 11.30 il caldo iniziava a salire. Non ci sono negozi che vendono acqua nei paraggi della corte. All'emozione si sono uniti giramenti di testa. Un militare della corte mi offerto gentilmente due bicchieri di acqua.
Finalmente l'udienza è iniziata. Prima dell'ingresso nell'aula tutti gli uomini sono stati perquisiti. All'interno dell'aula si sono schierati diversi uomini della polizia. L'aula era colma di persone, i posti a sedere sono finiti, io ed altri abbiamo assistito in piedi all'udienza.
I tre imputati in gabbia apparivano tranquilli, inizialmente a tratti sorridevano, come sempre hanno fatto nel corso delle udienze.
Il colpo del giudice sulla scrivania, tutti in piedi, ecco la sentenza.

La Corte ha ritenuto colpevoli Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasnah di omicidio premeditato e di rapimento. Entrambi sono stati condannati ad ergastolo con lavori forzati e a 10 anni di prigione con lavori forzati. Verrà applicata la più dura delle due pene (ergastolo con lavori forzati).
La corte inoltre ha condannato il terzo imputato, Khader Jram, accusato di essere coinvolto nel rapimento, a 10 anni di carcere con lavori forzati.
Infine la corte ha condannato il quarto imputato, Amer Abu-Ghoula, accusato di aver dato protezione agli assassini in fuga, ad un anno di carcere. Amer Abu Ghoula, a piede libero perché accusato di reati minori, non si è da tempo presentato in aula, ed è scappato probabilmente in Egitto.

Un cumulo di emozioni dentro di me dopo aver assistito alla sentenza finale del processo per il rapimento e l'uccisione di Vik. 

Al termine dell'udienza, fuori il tribunale, alcuni parenti dei quattro salafiti condannati hanno gridato contro noi internazionali e palestinesi amici di Vik, insultandoci e minacciandoci pesantemente, fino dire, in preda alla rabbia, che "devono sgozzarci tutti" , fino a quando è intervenuta la polizia presente nel tribunale e si sono allontanati. Abbiamo salutato i militari e siamo andati via.
Posso dire di sentirmi contenta della sentenza finale, credo sia giusta. 
Credo che i giudici abbiano voluto dare una condanna esemplare, e credo inoltre che abbiano voluto rispettare la volontà della famiglia di Vik di non applicare la pena di morte, credo questo sia un gesto molto importante. 
Forse non sapremo mai chi sono i veri mandati dell'assassinio di Vik, forse non verrà mai detto, 
però posso dire che oggi dopo l'udienza ho respirato un'aria diversa, difficile spiegarlo in parole, un vento di serenità e di pace che ha riempito il mio cuore.





lunedì 10 settembre 2012


Nella notte fra il 9 ed il 10 settembre 2012 una serie di raids israeliani hanno colpito la Striscia di Gaza in più punti. Sei i feriti, fra cui cinque bambini.

Mi trovavo in un locale all'aperto in Gaza city con alcuni amici intorno alla mezzanotte quando abbiamo sentito un'enorme esplosione. Caccia F-16 hanno colpito un sito della resistenza delle brigate al Qassam a nord ovest di Tuffah, quartiere di Gaza city. L'attacco ha provocato un enorme incendio e molte case sono state danneggiate.

Successivamente, caccia F-16 hanno bombardato l'area dei tunnels in Rafah, a sud della Striscia di Gaza.
Un bambino è stato ferito da schegge di missile ed è stato ricoverato all'Abu Yousef al-Najjar hospital e successivamente trasferito all'European hospital in Khan Younis per essere sottoposto ad intervento chirurgico. Il suo nome è Mohammed Ayuob Al Rmelat ed ha 5 anni e mezzo.

L'aviazione militare israeliana ha poi bombardato il campo di rifugiati di Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza. Un missile ha colpito un'area vuota accanto ad un'abitazione. Cinque persone sono rimaste ferite, fra queste 4 bambini: Sager Hammad Abu Khalil, 7 anni, ed i suoi tre fratelli, Jasser, 6 anni , Sohaib, 4 anni , Emad, 3 anni, ed il loro padre. Sono stati trasferiti all'Aqsa Martyrs hospital in Deir el Balah. Hanno riportato ferite lievi e moderate.

Inoltre è stato colpito con due missili un sito delle brigate Al Quds, braccio armato della Islamic Jihad, a nord ovest di Nuseirat. 

L'aviazione militare israeliana ha inoltre bombardato un sito della resistenza delle brigate al Qassam in Beit Lahia, a nord della Striscia di Gaza. Qui non si riportano feriti.

Nei giorni scorsi la resistenza palestinese aveva lanciato una serie di missili verso il sud di Israele, senza provocare danni. Netanyahu ieri ha minacciato una nuova dura offensiva militare sulla Striscia di Gaza, affermando che l'escalation su Gaza potrebbe essere vicina.

Questo pomeriggio ho fatto visita al piccolo Mohammed Ayuob Al Rmelat, ferito durante il bombardamento su Rafah. Mohammed ha 5 anni e mezzo, ha 2 fratelli e 2 sorelle, ed è il più grande. 
Mohammed era disteso sul letto in compagnia della zia, che mi ha raccontato la notte del bombardamento. Mohammed stava dormendo con i suoi fratelli al momento del bombardamento. L'attacco è avvenuto alle 00:30 circa. "C'erano pezzi di missile ovunque in casa, uno di questi è entrato nel suo corpo", ha raccontato Badra, zia di Mohammed. Il bambino è stato operato all'European hospital, i dottori hanno estratto il pezzo di missile dalla sua gamba destra. Badra ha raccontato che la madre di Mohammed ha iniziato a gridare, mentre lui piangeva e la sua gamba perdeva sangue. "Sua madre l'ha abbracciato, poi è uscita fuori casa gridando aiuto. Ha avuto una forte emorragia - continua Badra - Sua madre e gli zii l'hanno trasportato all'abu Najjar hospital, e durante la notte è stato trasferito all'European hospital"
L'intervento è durato circa un'ora. Mohammed ha ricevuto anche trasfusioni di sangue. I dottori hanno riferito che la sua situazione ora è migliorata, ma non hanno comunicato quando verrà rilasciato.
Badra racconta anche che un'ora dopo l'attacco ha cercato di liberare la casa dai resti del missile insieme a sua sorella, ma i frammenti erano ancora roventi.


Mohammed Ayuob Al Rmelat, 5 anni e mezzo


Mohammed mi sorrideva di tanto in tanto, ma era nervoso a causa dello shock subito a seguito del bombardamento e della ferita. Stringeva forte la mia mano, a tratti usava le unghie, come a voler esprimere la sua rabbia. Tornerò a fargli visita nei prossimi giorni, timorosa e consapevole dei traumi psicologici a cui sono sottoposti i bambini di Gaza a causa dei continui attacchi israeliani.



giovedì 6 settembre 2012

Al mattino una telefonata di un amico palestinese mi ha avvisata di un attacco nelle terre lungo il confine di Beit Hanoun, a nord della Striscia di Gaza. "Tre ragazzi, tre ragazzi sono stati colpiti, uno è morto, le ambulanze non possono raggiungere i corpi", mi avvisa Saber. 
I soldati israeliani continuavano a sparare in seguito all'attacco, impedendo alle ambulanze di raggiungere i corpi dei tre ragazzi. 
Così da Gaza city mi sono diretta subito verso Beit Hanoun. Purtroppo, nel frattempo, anche gli altri due giovani erano morti. I tre sono stati uccisi da un missile, tutti sono membri della resistenza palestinese, un ragazzo appartenente alle brigate al Qassam, gli altri due alle brigate Homat al Aqsa.
Sono andata allora nell'obitorio dell'ospedale di Beit Hanoun, dove ho visto il corpo di Tareq Suhil Al Kfarna, circa 25 anni. La sala dell'obitorio era colma di parenti in lacrime e di amici.
Sono andata poi a fare visita alla famiglia delle altre due vittime, due fratelli: Ehab al Zaneen, 25 anni, Akram al Zaneen, 21 anni. 
Le donne della famiglia erano sedute accanto alla madre dei due fratelli in preda alla disperazione. L'anno scorso un altro dei suoi figli era stato ucciso dall'esercito israeliano. Tre dei suoi sette figli sono morti.




Video della disperazione. "Ne ho perso uno ed ora ne ho persi due. Ho perso i miei figli. Ho perso il mio amore", afferma piangendo, e poi, dopo una preghiera, "Alhamdulilah, è un onore, perché sono martiri". 




Foto gentilmente fornitemi dalla famiglia:

Akram al Zaneen, 21 anni

Ehab al Zaneen, 25 anni

Nell'obitorio dell'ospedale di Beit Hanoun ho visto il corpo dell'altro ragazzo coinvolto nell'attacco

Tareq Suhil Al Kfarna, circa 25 anni




Gli attacchi militari erano ripresi la scorsa notte, quando un drone ha colpito la zona est del campo profughi di Burej, uccidendo tre persone, tutte membri del gruppo della resistenza palestinese della Jihad Islamica. Khalil al Jarba, 27 anni, Khaled Saleh al Qrim, 23 anni, Zakaria al Giamal, sono morti sul colpo. Un quarto, Jihad Syam, è stato gravemente ferito ed è attualmente ricoverato in ospedale. I dottori ci hanno appena comunicato che ha subito un'amputazione di una gamba a seguito di un'infezione.

Intanto, Benny Gantz, capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, ha affermato che non esclude una nuova offensiva militare sulla Striscia di Gaza.